sabato 30 marzo 2013

La santoreggia

La santoreggia è una pianta erbacea con fusti alti circa 30 centimetri. Appartiene alla famiglia delle Labiatae, per via delle foglie a forma di lama. Il suo nome è Sartureja Hortensis L. Viene comunemente chiamata santoreggia domestica estiva o erba cerea. È diffusa in Asia Occidentale e in Europa Meridionale. In Italia cresce nelle regioni centrali e settentrionali, in aree particolarmente aride. Era conosciuta dagli antichi romani come “erba dei satiri” per via del suo aspetto peloso che evocava queste figure mitologiche del tempo. Allora si riteneva anche che potesse avere delle proprietà afrodisiache. In realtà è una pianta aromatica, le cui foglie donano gusto e sapore ad alcuni cibi, come carne o legumi. I suoi fiori hanno un colore bianco e rosato. Mentre un’altra varietà, la “santoreggia invernale” o montana presenta solo fiori bianchi. La semina di questa pianta avviene in primavera o in autunno. I fiori sbocciano da giugno a settembre, si raccolgono nel periodo della piena fioritura e vanno essiccati in luoghi bui e ben ventilati. Le foglie vanno raccolte prima della fioritura e possono essere usate fresche o fatte essiccare con gli stessi accorgimenti usati per i fiori.

La santoreggia oltre ad essere una pianta aromatica, viene anche definita pianta officinale o erba medicinale per le sue proprietà terapeutiche. Oltre che in cucina, viene anche usata in fitoterapia per alleviare alcuni disturbi comunemente molto diffusi, come i problemi digestivi, la diarrea ed altri disturbi gastrointestinali. I suoi principi attivi hanno anche delle proprietà lenitive sulle infiammazioni del cavo orale. Può anche essere usata per motivi estetici, per ricavare dei profumi e le sue foglie sminuzzate possono essere collocate nella vasca da bagno per alleviare stanchezza e gonfiore alle caviglie. Un infuso a base di santoreggia, applicato sui capelli rafforza anche il bulbo pilifero. I suoi principi attivi sono oli essenziali ed enzimi che contengono tra l’altro vitamina A, tannino e potassio.

Le parti della santoreggia usate per scopi terapeutici, estetici e culinari sono le foglie ed i fiori. Si possono usare crudi o in forma di infuso per la stanchezza ed i problemi digestivi. L’infuso si può usare anche per combattere le rughe assieme alla salvia, mentre il decotto si può aggiungere all’acqua della vasca da bagno. Attenzione alla differenza tra infuso e decotto, perché non sono la stessa cosa. L’infuso è ottenuto aggiungendo le parti della pianta dopo aver bollito l’acqua calda, mentre nel decotto la pianta si mette con l’acqua fredda che poi viene fatta bollire. L’olio essenziale si usa anche come profumo. Per preservare le proprietà terapeutiche della santoreggia è consigliabile conservala a mazzetti e sminuzzarla nel momento in cui si usa. L’infuso di foglie intere di santoreggia va bevuto dopo i pasti.  Il solo olio essenziale di santoreggia che si ottiene dalla distillazione delle sommità fiorite della pianta, si assume in gocce. Questi oli hanno proprietà antinfettive, antisettiche, balsamiche ed antiparassitarie.

venerdì 29 marzo 2013

La forsizia è in fiore!

Incomparabile il giallo canarino dei suoi fiori: la forsizia è una pianta arbustiva piuttosto “invadente”, per certi versi, ma ancor prima degli albori di primavera le sue corolle colorate dipingono ed impreziosiscono la vegetazione ancora scarna.
La forsizia viene coltivata soprattutto a fini ornamentali, proprio per la sua chioma floreale dorata e cangiante: ad ogni modo,trova impiego anche nella sfera fitoterapica, soprattutto nella medicina orientale.

La coltivazione della forsizia è molto semplice: in generale, la pianta richiede annaffiature abbondanti durante il periodo estivo ed una potatura importante immediatamente dopo la caduta dei fiori, lasciando poche gemme allo scopo di far sviluppare nuovi rami che fioriranno l'anno successivo.
Si consiglia di eliminare qualche ramo centrale, al fine di sfoltire la chioma ed evitare un eccessivo indebolimento dei rami in formazione. La forsizia non richiede particolari tipologie di terreno, né è una pianta esigente in termini climatici: l'arbusto, infatti, cresce bene anche in terricci universali, purché freschi. La pianta resiste anche al gelo e alla siccità; ad ogni modo, la forsizia ama l'illuminazione solare diretta.
La moltiplicazione avviene per talea semi-legnosa.Nonostante si presti eccellentemente come cespuglio in forma libera, alla forsfizia si può conferire una particolare forma piramidale o ad alberello, a seconda delle esigenze. 

Nella medicina Orientale, la forsizia viene adoperata come antinfiammatorio ed antiallergico. Molti testi non attribuiscono alcuna proprietà fitoterapica alla forsizia, attribuendole la semplice etichetta di elemento decorativo; solo di recente, sono stati isolati alcuni attivi (fillirina, rutina, cicloesanolo rengiolo), ai quali sono ascritte virtù antiemetiche (frutti di forsizia).

giovedì 28 marzo 2013

Ed ecco.. Willy!

Ed ecco a voi in piccolo grande Arvilia, per gli amici Willy! Il puledro nato nella nostra cascina ma che ora "è in collegio" per imparare l'educazione!
Eh si perché Willy è un bel monello!! È il figlio della nostra Dijou.. nato nel 2009.. alto alto ma smilzo smilzo.. sta andando a scuola per imparare a non buttare giù le persone e a seguire i comandi che gli vengono dati.. è un gran monello salterino.. salta tanto  e di impeto. . Ma piano piano imparerà!
Qui nella foto è con la nostra amica Barbara, comproprietaria del gigante salatore.. da notare l'espressione sempre "assonnata" del quadrupede che si scoccia sempre davanti alla macchina fotografica!

mercoledì 27 marzo 2013

Il Timo.. amico della salute!


Il genere Thymus appartiene alla famiglia delle Labiateae e comprende circa 350 specie di piante tra le quali il timo comune (Thymus vulgaris) originario del Mediterraneo.
Le foglie del timo sono piccole e allungate, di colore verde-grigio e ricoperte da una fitta peluria. 

Le virtù del timo sono legate alla presenza di un particolare fenolo: il timolo, potenteantisettico, antispasmodico e vermifugo.
Le sue proprietà antisettiche sono conosciute sin dall'antichità e nell'”Herbario novo”, un saggio rinascimentale sulle piante medicinali, il timo veniva consigliato, cotto nel vino, per combattere l'asma e le infezioni della vescica. Inoltre, fino al primo dopoguerra, la maggior parte dei disinfettanti più diffusi era a base di timo.
Potente digestivo e carminativo, è efficace contro le infezioni alle vie urinarie e le infiammazioni dell'apparato respiratorio ed è un ottimo rimedio contro tosse, asma, bronchite e raffreddore per le sue proprietà balsamiche e fluidificanti.
Le caratteristiche aromatiche del timo sembrerebbero utili per contrastare il mal di testa.
A livello topico è un buon disinfettante della pelle e stimola la circolazione sanguigna svolgendo un'energica azione defatigante sul viso. Il timo è molto efficace anche nel trattamento dei capelli particolarmente grassi: aggiungere qualche goccia di olio essenziale di timo ad uno shampoo neutro può riportare alla normalità il livello di sebo sulla cute.
Mentre decotti e infusi di timo sono usati per detergere piccole ferite e per disinfettare il cavo orale, una tisana di timo è utile in caso di tosse o per favorire la digestione.
Per preparare una tisana di timo basterà lasciare in infusione 2 grammi di foglie di timo essiccate in 200 ml di acqua bollente per una decina di minuti. 

...ma come si cresce?

Ve li ricordate come erano?
Ed eccoli qui a 15 giorni dalla nascita sono cresciuti un bel pò.. ma i nostri vitellini mangiano solo latte..specie il primo latte chiamato Colostro. . Indispensabile per la formazione del sistema immunitario in quanto ricchissimo di immunoglobine precursori delle difese immunitarie.

venerdì 22 marzo 2013

Ma cosa mangiano le nostre vacche?

L'alimentazione del bestiame è da sempre uno dei punti su cui noi mettiamo la massima  attenzione.
Qui vedete una foto del mangime che "impastiamo" noi con le nostre mani.. perché noi ci mettiamo la mano su ogni cosa!
Ma cosa c'è dentro?
Dentro ci sono cereali coltivati sui nostri campi.. triticale (un ibrido tra grano tenero e segale altamente digeribile x gli animali), poi mais.. un mais classe 600 ( nº che indica lunghezza del ciclo e produttività), un po' di lino (serve x rinfrescare l'intestino) e una spruzzata di mangime complesso, che compriamo da una ditta specializzata.
La miscelazione avviene manualmente così come la distribuzione.. ogni bestia è quindi sotto controllo per notare immediatamente qualsiasi problema o malessere.

Il consiglio della Cascina.. Chiedete sempre come è fatta una cosa, con quali materie prime,  ne va della vostra salute e del vostro futuro.

giovedì 21 marzo 2013

La magica Maggiorana

La maggiorana è un parente dell'origano, viene usata sia allo stato fresco che essiccata, essa è una spezia che ha diverse qualità, innanzitutto è antispasmodica, digestiva e anche calmante, difatti viene usata in caso di nervosismo, ansia, insonnia, sbalzi d'umore, mal di testa e cefalea.Contiene buone dosi di vitamina C e tannini, quindi è indicata per rinforzare il sistema immunitario e per le malattie da raffreddamento come febbre, raffreddore, tosse (per le sue proprietà espettoranti e carminative), asma, laringiti e faringiti, regolarizza l'intestino nella diarrea e nella stitichezza, è un epatoprotettore in quanto alleggerisce il carico di lavoro al fegato e decongestiona le vie biliari, disinfetta e igienizza la bocca e il cavo orale e se frizionata sulla pelle è anche antireumatica.

sabato 16 marzo 2013

Nati il 16marzo

Ciao a tutti noi siamo nati stanotte!
Che fatica venire al mondo...
e che freddo che fa qui... e quanta luce.. quanti suoni.. a che ora c'è l'aperitivo?.. e la cena?

Intanto io mi faccio un sonnellino e poi ne riparliamo.. ciaooo

martedì 12 marzo 2013

Cucu'

Ed eccoci qui.. io sono sbucata perché ho sentito che avevate bisogno di me!!!
Bau! (Linda)

sabato 9 marzo 2013

I girasoli da insalata

Il tarassaco è una pianta erbacea perenne diffusa un po' ovunque e cresce fino ai 1.800 metri di altezza; il suo nome scientifico è Taraxacum officinale, ed è conosciuto anche col nome di dente di cane o dente di leone.
Il tarassaco cresce prevalentemente nei prati e si riconosce facilmente dai suoi fiori giallo intenso che lasciano presto il posto a globi soffici e piumosi chiamati soffioni.
Il periodo migliore per la raccolta del tarassaco è a febbraio, oppure a settembre,  prima che la pianta fiorisca, nel pieno della sua tenerezza e delle sue proprietà salutari.Uno dei modi più consueti per consumare il tarassaco è in insalata con dell'ottimo olio extravergine di oliva, sale e aglio crudo tritato finemente.

Il tarassaco presenta varie proprietà farmacologiche, grazie soprattutto alle sostanze amare che caratterizzano anche il suo gusto: tarassicina e inulina.
Molto note le sue proprietà diuretiche tanto da essere chiamato con nome piscialetto nella tradizione contadina.Oltre alle sue proprietà diuretiche il tarassaco è in grado di favorire l'aumento di bile e il suo passaggio dal fegato all'intestino, ma non solo, ha anche proprietà antinfiammatorie, purificanti, e disintossicanti nei confronti del fegato.
Gli effetti diuretici e l'abbondanza di potassio possono contribuire a regolare la pressione arteriosa e la quantità di fluidi corporei.
Recente è la scoperta riguardante i calcoli biliari; il tarassaco è in grado di influire, non sul calcolo già esistente, ma bensì sulla predisposizione che l'organismo ha alla formazione di calcoli.
Il decotto viene consigliato per dare maggiore incisività agli effetti diuretici del tarassaco.
Metodo di preparazione: Prendere 15 grammi di radici essiccate e farle bollire per circa cinque minuti in 200 ml di acqua, lasciare riposare il tutto per altri cinque minuti, filtrare e bere.

Se decidete di dedicarvi alla raccolta del tarassaco si consiglia vivamente di farlo lontano da strade molto frequentate e centri abitati, questo per evitare la possibilità, per altro neanche molto remote, di mangiare verdura inquinata.

Le "Anciuve al vertd"

Una ricetta tipica della tradizione culinaria piemontese sono le acciughe al verde (anciove al verd).
Una preparazione semplice per un piatto gustoso e un antipasto stuzzicante. Ingredienti per 8 persone:
200 g di acciughe sottosale;
1 mazzo di prezzemolo;
1 spicchio d’aglio;
1 peperoncino piccante;
1 bicchiere d’olio d’oliva;
1 cucchiaio d’aceto;
Mollica di pane.
 Preparazione delle acciughe
Per iniziare dividiamo le acciughe in filetti, eliminando ogni residuo di lisca. Eliminiamo l’eccesso di sale passando i filetti in un contenitore con acqua e aceto e stendiamole su carta assorbente per asciugarle per bene.
Preparazione del “bagnet”
Dopo aver diviso lo spicchio d’aglio e averne eliminato l’anima (il germoglio centrale) per renderlo più gradevole, facciamone un trito molto fine assieme alle foglie di prezzemolo.Uniamo al trito l’olio d’oliva e la mollica di un panino imbevuta di aceto e mischiamo il tutto in modo da avere un impasto cremoso.A questo punto, la nostra ricetta delle acciughe al verde prevede l’aggiunta di un peperoncino intero. Chi non ama in particolar modo il piccante può tranquillamente saltare questo passaggio senza compromettere il gusto del suo piatto. La ricetta delle acciughe al verde è prontaPer assaggiare in casa una specialità della cucina piemontese non resta che disporre le nostre acciughe in un piatto fondo o una terrina e coprirle con cura con il bagnet.Si consiglia di far riposare le acciughe al verde per 24 ore, in modo da far amalgamare per bene i sapori.Piatto da servire accompagnato con del pane. 
Squisitiiiii!

venerdì 8 marzo 2013

I nuovi nati!

Ed eccoli qui.. i nuovi arrivi in cascina.. qui fanno tanta nanna post poppata.. ed ecco anche le 2 mamme!
Fuori piove e fa freddo e loro stanno al caldo, tutti comodi e riparati!

giovedì 7 marzo 2013

Poldino e la sua nanna santa!!!!!

Parole ulteriori non ci sono..
  Vi vogliamo bene e grazie del sostegno e supporto che ci date sempre!!! buona notte a tutti amici!!

Su una pianta di spinacio

... mirabolanti scoperte di un mondo meraviglioso e microscopico... su una pianta di spinacio.. una foto di una vista allo stereoscopio.. un micro mondo complesso e in equilibrio.
Potrebbero essere spore fungine, o uova di afidi.. chi lo sa.. di certo è una foto strepitosa!

Le apine di Cascina Balmera

Ed eccole qui le nostre apine nella prima uscita dell'anno.. e anche quest'anno lavoreranno x produrre del buon miele.

Il miele viene prodotto partendo da nettare e da melata e fin dal momento della loro raccolta l'ape inizia a trasformarli in miele mediante l'aggiunta di enzimi (diastasi, invertasi, glucosidasi).
Il raccolto viene inizialmente stoccato nella borsa melaria, successivamente è trasportato all'alveare dove viene elaborato e deposto nelle cellete che saranno opercolate quando il miele avrà raggiunto l'umidità opportuna.
 Il miele è costituito prevalentemente da zuccheri (circa l'80% sul tal quale), i più rappresentati sono glucosio e fruttosio che da soli costituiscono circa il 90% degli zuccheri totali, una certa importanza è rivestita dal loro rapporto, è infatti da questo che dipende la cristallizzazione del miele, più il rapporto è spostato a favore del fruttosio e più difficile è la cristallizzazione e viceversa. Nel miele si trova circa il 18% di acqua, una percentuale molto variabile di sali minerali e, importanti, acidi organici ed enzimi.

martedì 5 marzo 2013

Dai diamanti non nasce niente.. dal letame nascono i fior!!

Una grande ricchezza della Cascina.. è senza dubbio il letame! Un composto umile ma davvero davvero importantissimo per il mantenimento di struttura e capacità produttiva di un terreno.
Per cosa viene usato?
Si impiega nella concimazione dei prati durante il periodo tardo autunnale..( per intenderci quando sentite quel profumino nell'aria capite che i contadini stanno distribuendo!).. prima della semina dei cereali autunno vernini (quindo grano, orzo, ecc).. prima della semina delle colture estive (mais o erbai).. e poi signori si impiega nell'orto.. come concimazione di base degli ortaggi, delle patate che ne sono tanto ghiotte, così come pomodori e zucchine.
Se poi vi piacciono le zucche i Vei (anziani) dicono sempre di seminarle su un bel mucchio di letame per avere tanti frutti!
Ma di cosa è fatto il letame? Bhe naturalmente dalle "tortine"degli animali e dalla paglia o foglie che vengono impiegate x la lettiera. 
La sua natura fisica e chimica dipende quindi dalla specie animale che l'ha prodotto. In genere è costituito da:
Azoto (N)0,3 - 0,7
Fosforo (P2O5)0,1 - 0,4
Potassio (K2O5)0,3 - 0,8
Calcio (CaO)0,4 - 1,2
Magnesio (MgO)0,1 - 3
Se quindi volete cimentarvi nel fare l'orto quest'anno non dimenticate quindi di metterw abbondante letame maturo prima fi vangare..
E ricordatevi sempre. .
Dai diamanti non nasce niente.. dal letame nascono i fior!

lunedì 4 marzo 2013

Tempo di carciofi brusc sott'olio.. alla moda d'la Balmera

Il mese di marzo è rappresentabilecome mese dei carciofi!  
Ortaggio che noi compriamo da un'azienda siciliana e che la nostra famiglia, conserva sott'olio x gustarlo negli eventi con gli amici come antipasto.
La ricetta è molto semplice e facile, e nel mentre si puliscono e preparano i carciofi (bisogna togliere una ad una le bratte con le spine fino a trovare quelle tenere e mangiabili)  ci si occupa di un'altra importante e basilare attività della cascina.. lo SPEPIAMENTO!
.. ebbene si.. le donne della famiglia, amiche e vicine ci si ritrova attorno al tavolone di lavoro e ci si racconta tutto ciò che riguarda pettegolezzi,  storie strane, voci di corridoio,  rimedi della nonna e robe varie.. come dice Babbo Antonio.. robe da fumne!

domenica 3 marzo 2013

Messer Rosmarino

un piccolo rosmarino in crescita
Il re indiscusso del cortile di Cascina Balmera e senza dubbio il grande rosmarino posizionato al centro.. il rosmarino.. si una pianta che noi oggi sottovalutiamo spesso ma che invece ha moltissime qualità benefiche.
Lo usiamo principalmente per condire i nostri piatti, oppure per adornare i nostri balconi, per la bellezza dei suoi fiori di un intenso color lilla.
Eppure, non dobbiamo mai dimenticarci che questa erba aromatica ha tante proprietà terapeutiche che possono esserci utili per risolvere i piccoli problemi di tutti i giorni.
Uno dei modi migliori per assumerlo è l'infuso con un cucchiaino in acqua bollente per 10 minuti.
Tra le sue virtù: è uno stimolante, buono nei casi di astenia e debolezza generale, per alleviare lo stress da superlavoro fisico e intellettuale. E' antinevralgico.
Ha proprietà antisettiche, ha un buon effetto sugli stati influenzali e febbrili, calma l'apparato respiratorio nei casi di asma e tosse.
Agisce sull'apparato digerente: è colagogo (facilita la produzione della bile), stomachico (facilita la digestione), carminativo (aiuta i movimenti peristaltici).
Ha un buon effetto, infine, anche sull'apparato osseo, come antireumatico (sia come infuso che come decotto).
Anche se l'uso gastronomico del rosmarino è prevalente su quello medicamentoso, il suo utilizzo in cucina ha anche, magari inconsapevolmente, un risvolto salutistico: migliora la digestione dei cibi difficili da digerire, come ad esempio la porchetta che è sempre aromatizzata con il rosmarino,inoltre aggiungendolo agli alimenti li insaporisce per cui non è necessario il sale,da tutto questo ne trae beneficio il nostro organismo.
Una romantica quanto improbabile leggenda racconta che la regina Isabella d'Ungheria, vissuta nel 1300, ormai settantaduenne, malata di gotta, ricevette da un angelo la ricetta di una meravigliosa lozione di bellezza e salute. Dopo averla usata, la regina diventò sempre più bella e più giovane, tanto da essere chiesta in sposa dal re di Polonia. La lozione miracolosa, passata alla storia con i nomi di "Acqua della Regina Isabella" e "Liquore di Bellezza", altro non era che un distillato di rosmarino!


sabato 2 marzo 2013

La polenta concia di Mamma Rosanna

La polenta concia è uno dei tanti modi  in cui si condisce la polenta e la ricetta differisce sempre da famiglia a famiglia. 

La nostra ricetta ha radici lontane, risale a quando i nonni materni erano margari e "salivano" in alpeggio con la loro mandria negli anni '50-'60. Quelli erano anni davvero poveri in cui si mangiava la carne solo una volta la settimana e quindi la polenta era uno dei piatti più cucinati dalla nonna. 


La polenta concia si prepara semplicemente aggiungendo alla polenta del formaggio, nel nostro caso si tratta di formaggio "grasso" cioè fatto di latte intero e che quidi col calore tende a filare e sciogliersi.. una vera schiccheria!! 


Ingredienti:
-  1 litro e mezzo di acqua;
-  380 g di farina di mais;
- 120g burro;
- 400g tra gorgonzola, toma morbida;
- 60 g di grana padano;
- sale q.b.
In una pentola con 1 litro e mezzo di acqua, unite un po' di sale ed un cucchiaio d'olio d'oliva poi una volta  raggiunta la bollitura, versare la farina di mais e mescolate di continuo per evitare si attacchi.
Quando la polenta è cotta, imburrare una pirofila da forno e disporre uno strato sul fondo, quindi coprite con le fette di formaggio morbido e piccoli fiocchetti di burro. Ripetere gli strati fino a riempire la pirofila e infine sull'ultimo strato si spolvera un'abbondante manciata di grana grattuggiato e fiocchetti di burro.
Cuocere in forno per circa 15 minuti a 180°.. il risultato sarà una bella crosticina dorata e croccante dovuta al formaggio grattuggiato e un ripieno succoso e prelibato!
Una vera bomba di energia per le giornate fredde in cui bisogna lavorare all'esterno!